Questa passeggiata è nata come un gesto di totale abbandono, proprio nel momento in cui determinati eventi non erano più in mio potere. È dunque la conseguenza di una seconda scelta, di un ripiego, di un piano b. Così, contro ogni mio programma, ho afferrato la macchina fotografica e mi sono avviato verso il parco vicino casa. Ho passeggiato per circa due ore e quando sono tornato mi sono subito accorto che la maggior parte delle foto che avevo dentro la scheda di memoria avevano un fascino particolare. Ho scattato con la consapevolezza di volere tradurre tutto in bianco e nero, cercando di rimanere coerente con le emozioni visive di cui ero stato testimone. Ben 34 delle 46 immagini catturate mi apparivano riuscite, come se il mio abbandonarmi alla corrente della vita avesse amplificato la percezione del momento. Potevo notare, osservando attentamente ognuna di queste foto, la giusta comprensione della luce e delle forme. Grazie a uno strano sortilegio, ero riuscito a lasciare impressa sul sensore la traccia impalpabile di un equilibrio unico e meraviglioso, quello tra me e il manifestato.
Si è trattato naturalmente di una passeggiata meditativa, che combina auto-osservazione e contemplazione del momento presente, e contemplativo è anche stato il metodo con cui ho scritto le didascalie, affidandomi più al cuore che alla mente. Il risultato finale proviene senza dubbio da un posto buono, che non ha bisogno di tante spiegazioni.
Questa è fotografia mindfull.